5 misteriosi manufatti impossibili da replicare
Gli antichi manufatti
Come disse un vero egittologo di altri tempi, Sir William Flinders Petrie:
“I metodi impiegati dagli egiziani per tagliare le pietre dure così frequentemente usate sono rimasti a lungo indeterminati. Sono state fatte varie congetture, alcuni molto poco attuabili; ma non è stata ottenuta nessuna prova reale degli strumenti impiegati…”.1
Di fronte a certi manufatti dell’antichità capita molto spesso di assistere ad accesi dibattiti tra coloro che cercano di identificarli come strumenti tradizionali e coloro che invece propongono teorie varie e anche stravaganti.
Gli scalpellini dalle “magiche” capacità
Ho più volte assistito a spiegazioni scientifiche che sostenevano l’esistenza dalla notte dei tempi di migliaia di scalpellini che, con lo sforzo di generazioni e armati – quando va bene – di utensili in bronzo, ma più spesso in rame o pietra, avrebbero creato le meraviglie giunte fino a noi.
Ci sono decine di filmati o descrizioni di tecniche semplici che sostengono che, grazie a rudimentali scalpelli, simpatici nonnetti – con tanto olio di gomito e sudore – fossero in grado di spaccare in due enormi massi di granito.
Tutte queste documentazioni non spiegano minimamente l’incredibile gamma di MANUFATTI IMPOSSIBILI in pietra giunti fino a noi dalla notte dei tempi. Ma prima di lanciarsi in arditi tentativi di spiegazione, occorre essere informati sull’enorme mole di reperti, altrimenti si corre il solito rischio di colui che osservando chi indica la Luna riesce solamente a vedere un dito, come cita spesso Mauro Biglino.
Misteriose tecniche di lavorazione
Che ci sia qualcosa di “misterioso” in alcuni dei manufatti e nelle tecniche di lavorazione, specialmente della pietra, di qualche millennio fa, me lo devono concedere anche i più acerrimi sostenitori di Hawass e delle sue tombe piramidali…
Detto questo io non so come certi oggetti o megaliti siano stati fatti o per lo meno non lo posso provare scientificamente, ma qui il punto è l’esatto opposto: sono i sostenitori di una storia classica ad avere l’ONERE della PROVA… sono gli accademici classici, quelli che spesso tacciono o divagano, che devono dimostrarci come tali manufatti, che costituiscono una realtà e quindi una prova concreta, da depositare agli atti del tribunale che giudica la storia dell’umanità, siano stati fatti con le tecnologie del loro tempo.
Al fine di dibattere in maniera aperta e costruttiva sull’argomento e farsi le proprie idee in proposito condivido alcune nozioni pertinenti e una piccola rappresentanza dei REPERTI IMPOSSIBILI agli atti …dai più piccoli ai più grandi e qualche considerazione in proposito.
Ma prima vediamo cos’è la scala di Mohs.
Scala Mohs: la durezza della pietra
La letteratura scientifica utilizza la scala di Mohs per la valutazione della durezza dei materiali (Friedrich Mohs, mineralogista tedesco 1812).
“Essa assume come riferimento la durezza di dieci minerali numerati progressivamente da 1 a 10, tali che ciascuno è in grado di scalfire quello che lo precede ed è scalfito da quello che lo segue. Il primo minerale della serie è il talco, l’ultimo il diamante. La scala di Mohs fornisce un valore puramente indicativo della durezza, per esempio il corindone (n. 9 di questa scala) è circa sei volte più duro del topazio (n. 8), mentre il diamante (n. 10) risulta essere circa 140 volte più duro del corindone, come è stato messo in evidenza dalle prove sperimentali del mineralogista August Rosiwal.”
n° 1: L’equilibrio dei vasi di granito
SCALA MOHS: superiore a 7
Egitto, Vecchio regno, 2345-2181 a.C. A Saqqara vennero trovate decine di migliaia di vasi di ogni genere fatti di basalto, diorite e quarzo.
Alcuni di essi poi hanno il collo talmente stretto che non ci passa neanche un dito.
Il secondo vaso è invece in granito e per descrivere le sue IMPOSSIBILI caratteristiche vi riporto un estratto del mio libro “Prima di Noi”:
“…scavato all’interno e levigato su entrambe le superfici, nonostante sia composto di durissimo granito. Il dettaglio che però impressiona, anzi lascia sbigottiti gli ingegneri moderni, è l’incredibile bilanciamento del vaso, che infatti rimane in perfetto equilibrio orizzontale,… nonostante l’area di contatto sia ridotta a meno di 100mm2, a causa della sua forma sferica. Per garantire un simile bilanciamento, visto che il materiale in questione, il granito, ha un notevole peso specifico, il vaso deve necessariamente avere una simmetria perfetta delle sue sottili pareti sferiche, che sarebbe impossibile raggiungere lavorandolo a mano, anche ammettendo di avere a disposizione uno “strumento da taglio” come lo shamir. L’unico modo per ottenere un simile risultato è l’utilizzo del CONTROLLO NUMERICO, cioè di un qualche strumento analogo ai nostri computer, che manovra “il tornio in tecnologia shamir” durante la lavorazione.
n° 2: Il Serapeum di Saqqara
Il libro Prima di Noi che ho recentemente pubblicato ha in omaggio un inserto di 50 pagine con moltissime fotografie a proposito delle impossibili tecnologie impiegate nel Serapeum di Saqqara. Nella foto gli enormi sarcofagi ritrovati nei tunnel del Serapeo di Saqqara. Fatti di diorite, MOHS: 6-7.
Vogliamo parlare della precisione geometrica, della levigatura a specchio?
E le dimensioni? Arriviamo anche a 80 tonnellate: provate a trasportarlo… per di più che lo spazio di manovra nelle camere ai lati dei sarcofagi è ridottissimo e nei corridoi è appena una manciata di centimetri, come testimonia uno dei blocchi abbandonato lungo il percorso. … E lo ricordo:l’ONERE DELLA PROVA è a CARICO della STORIA CLASSICA… non il contrario.
n° 3: Puma Punku
Puma Punku. Linee perfettamente rette, fori perfettamente intervallati di diametro piccolissimo, poco più di 3 mm… nell’andesite, dura come la diorite MOHS: 6-7…
Tutto questo sarebbe stato costruito… con uno scalpello? Ma per piacere su… non prendeteci in giro. E poi perché quegli intagli e quelle forme? Alzi la mano chi non coglie un qualcosa di tecnologico in quei blocchi.
n° 4: Le mura ciclopiche di Cuzco
Le mura ciclopiche di Cuzco e d’intorni. Muri a secco incastrati talmente bene che a distanza di migliaia e migliaia di anni, terremoti e chissà cos’altro è impossibile infilare uno spillo tra una pietra e l’altra. E poi la perenne domanda:
Perché realizzare degli incastri così bizzarri con un materiale per noi così difficile da lavorare nonostante i moderni macchinari?
La risposta logica è solo una: PER LORO non era per nulla difficile…
n° 5: il sito di Baalbek
BAALBEK, il luogo più sacro sulla Terra sulla cima di un’isolata, arida e dissestata montagna a ridosso del confine del Libano.
Ancora una volta tratto dal mio libro “Prima di Noi”:
“
…La parte occidentale del basamento presenta dei blocchi lunghi oltre nove metri, profondi quasi quattro e alti quattro, del peso di oltre cinquecento tonnellate, ma è in prossimità del Tempio di Giove, che le fondamenta mostrano tre strabilianti monoliti, perfettamente allineati, soprannominati “Trilithon”, che, se posizionati in verticale, sarebbero alti come un edificio di cinque piani e dallo stupefacente peso di oltre mille tonnellate ciascuno. I blocchi furono intagliati dalla roccia di una cava a breve distanza, che riservò ai primi studiosi del sito una sorpresa se possibile più sconcertante del “Trilithon” stesso: ancora parzialmente attaccata alla roccia madre, ma pronta per essere separata e trasportata presso la piattaforma, nel mezzo della cava, giaceva adagiata a terra la “pietra della partoriente” o “pietra del sud”, “Hajjar al-Hibla”, un enorme monolito, di oltre venti metri di lunghezza, dieci di altezza, cinque di larghezza e dall’astronomico peso stimato di milleduecento tonnellate.
Mi rendo conto che questi grezzi numeri possano non rendere l’idea di ciò di cui stiamo parlando, per cui vi basti sapere che il peso in gioco è l’equivalente di tre jumbo jet, ovvero Boeing 747…”
Qualcuno nel gruppo che lavora presso un porto merci o industria pesante può confermare cosa comporti anche nelle condizioni ideali manovrare un carico di poche centinaia di tonnellate…
Ancora una volta non è solo il COME hanno fatto, ma anche il PERCHÈ intagliare blocchi così enormi, impossibili da muovere e oltremodo ad alta probabilità di venire scartati per le naturali irregolarità della pietra. Né i romani né i greci e la loro avanzatissima scienza si sono mai avventurati in tali imprese.