La Storia “insabbiata”
Per chi ha davvero la curiosità d’informarsi e la voglia di formare una propria opinione sulla nostra storia apparirà abbastanza evidente fin dalle prime ricerche che spesso esistono più evidenze a supporto di una versione alternativa della storia di quante non ne esistano a riprova della versione accademica.
Di tanto in tanto capita però di trovarsi dinnanzi a qualcosa di un pochino più subdolo di una semplice mancanza o discordanza di prove a supporto di questa o quella teoria, ma piuttosto di quello che appare un autentico tentativo d’insabbiamento (mai questo termine fu più appropriato) della vera storia dell’umanità da parte di “qualcuno”.
Un’altra civiltà… prima di noi?
Mi piacerebbe al solito condividere con voi qualche indizio, legato insieme da una logica di modo che poi ognuno si faccia la propria opinione.
Innanzitutto, vorrei fare chiarezza in merito a quali presunte verità sarebbero state nascoste all’opinione pubblica con così grande abilità.
A mio modesto parere esistono due punti chiave che dovrebbero essere affrontati e chiariti in sequenza nel processo di revisione dell’assurda versione classica della storia che ci è stata propinata fino ad oggi:
- Ammettere l’esistenza di una civiltà antidiluviana, avanzata, globale e dominata da una certa “casta governante” che chiameremo LORO
- Determinare le origini o se preferite la provenienza di LORO… i nostri “guardiani”, come spesso nei miti appartenenti alle culture di tutto il mondo vengono ricordati.
Tratto da Prima di Noi:
“Nella camera della regina, per esempio, esistono due condotti tutt’ora non completamente esplorati, nonostante siano stati scoperti nel lontano 1872 dall’ingegnere ferroviario scozzese Waynman Dixon e dal dottor James Grant, che si accorsero di una crepa nel muro sud della camera della regina. Scoperto il cunicolo che si celava dietro alla parete dedussero brillantemente che ve ne fosse uno analogo sul lato nord ed infatti la loro perspicacia venne premiata con un ritrovamento eccezionale. Nascosti all’interno del cunicolo nord vennero scoperti tre preziosi manufatti: un piccolo gancio in bronzo, una sfera di diorite nera con inserti in bronzo e un’asta di legno di 12 cm, verosimilmente di cedro.”
Bene, direte voi, dove sarebbe questo indizio?
Sempre tratto da Prima di Noi:
“Bene, dovete sapere che i misteriosi oggetti furono donati al British Museum negli anni ’70 dalla famiglia Dixon, ma purtroppo l’asta di legno, guarda caso proprio quella, sembra sparita nel nulla e viene da sorridere pensando che, essendo composta di materiale organico, avrebbe potuto essere sottoposta a un esame al radiocarbonio che ne avrebbe rivelato l’età, ma evidentemente qualcuno continua a ritenere che la vera data di costruzione della piramide non possa essere rivelata “ufficialmente” al pubblico, pena rendere nulla la storia che ci viene insegnata nelle scuole da duecento anni a questa parte.”
I condotti della camera della regina sono ciechi, ovvero non hanno uscite all’esterno della piramide e fino al grossolano intervento di Dixon con martello e scalpello essi erano sigillati da uno strato di granito spesso circa 10 cm; capite quindi bene che solo i costruttori della Grande Piramide possono aver depositato quei tre oggetti dove sono stati trovati e su questo ci sono pochi dubbi.
Il manufatto scomparso
Essendo l’asta di legno fatta di materiale organico sarebbe bastato un banale esame al radio carbonio per determinare con assoluta precisione il periodo in cui quegli oggetti vennero celati nel cunicolo chiuso della Grande Piramide e la precisione di tale test avrebbe una volta per tutte chiarito se ci troviamo di fronte ad un megalito di almeno 10.500 anni o alla tomba di un faraone, come ci dice l’esperto Hawass (ma per piacere!).
Accidenti però, guarda delle volte le coincidenze, il British Museum ha perso uno dei tre reperti, non quello di pietra, non quello di bronzo, ma proprio quello di legno. Volete veramente farmi credere che si tratti di una coincidenza?
Su dai, ragioniamoci: se aveste tre reperti come quelli in questione quantomeno il buon senso vuole che li archiviereste insieme… la vedo proprio difficile che solo uno vada perso e tra l’altro proprio quello discriminante.
Non siete ancora convinti che NON ci troviamo di fronte a una coincidenza?
… L’altra metà del manufatto in legno
Waynman Dixon
Leggendo gli appunti originali di Dixon si evince che il pezzo di legno sparito era in realtà parte di un manico più grande che, con buona probabilità fu accidentalmente rotto proprio dall’ingegnere scozzese con un maldestro tentativo di recupero operato inserendo un’asta di ferro nel cunicolo.
Nel 1993 un piccolo robottino, concepito dall’ingegnere tedesco Rudolph Gantenbrink per ripulire i condotti della camera del re, venne introdotto nei cunicoli della camera della regina. Nel condotto nord il robot riprese con la propria telecamera l’asta di ferro usata da Dixon, confermando quindi la validità dei suoi appunti, ma, cosa assai più importante, riprese un altro oggetto appena oltre la curvatura del condotto, che appare estremamente compatibile con la parte mancante dell’asta in legno spezzata da Dixon e successivamente andata perduta.
L’ipotesi è ulteriormente confermata dalla sovrapposizione perfetta che si ottiene dei buchi presenti in cima all’asta con i fori dei due rivetti del rampino in bronzo.
Parafrasando un passaggio di Prima di Noi:
“Alzi la mano chi pensa che nessun tentativo di recupero – e successiva analisi al carbonio 14 – sia stato autorizzato per determinare l’età della Grande Piramide. Abbassate pure tutti la mano!”
Eh, si cari amici, un pezzo di legno lasciato dai costruttori della Grande Piramide, che potrebbe facilmente svelare finalmente l’età del monumento, giace da quasi 30 anni nel cunicolo nord della camera della regina e per quanto è dato sapere nessuno ha mai tentato di recuperarlo.
Perché non lo recuperano?
Non mi si racconti che è difficile recuperarlo, dal momento che Dixon ci riuscì semplicemente infilando un’asta di ferro, mentre noi disponiamo di robot sofisticatissimi che avrebbero ZERO problemi a effettuare il recupero. Al limite un piccolo campione sufficiente per l’analisi al Carbonio14?
A conferma di quanto sto dicendo lo stesso robot di Gantenbrink risalì il cunicolo sud fin quando, dopo circa 65 metri, si trovò di fronte a un “tappo” in calcare dotato di una coppia di aste ripiegate di rame.
Il premio elargito per una tale scoperta dai custodi della storia, Hawass & company, fu quello d’interrompere immediatamente le relazioni con l’Istituto Tedesco di Archeologia e Gantenbrink…
Insabbiare le scoperte…
Tratto da Prima di Noi:
“…Esistono altre conferme in proposito a questa palese attività di occultamento, tutte comunque accumunate da un unico destino, quello di vedersi negare il permesso di proseguire le indagini e il palese tentativo d’insabbiare, mai termine fu più appropriato, le scoperte fatte…”
Passino le autorità egiziane e il loro ego nazionale, ma il British Museum… e ci sono casi analoghi riguardanti il Louvre, lo Smithsonian, tutte coincidenze?
Bene, adesso che non ci sono più dubbiosi sul fatto che esista un insabbiamento teso a celare la verità, quanto meno sulla Grande Piramide, lasciatemi concludere dicendo che se non ci fosse veramente nulla da nascondere basterebbe permettere a un team internazionale di STUDIARE Giza usando le moderne tecnologie a beneficio degli archeologi, egittologi e seguaci della scienza ortodossa, al fine di dimostrare finalmente che ciò che si erge maestosa e ineguagliata è veramente la tomba di Cheope, fatta a mano dai magici scalpellini egizi, con strumenti di rame, nel 2550 a.C. nel giro di venti anni.